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La Coop finanzia il traghettamento dei migranti in Italia

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Messaggio  Corrispondenti 25.09.17 19:18

L'Amico L. invia il seguente interessante attuale scritto che svela alcuni retroscena dell'immigrazione:

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La Coop finanzia il traghettamento dei migranti in Italia

Parte degli introiti dell’“Olio per la Pace”, prodotto da un’azienda di Palermo, vengono destinati dal colosso della grande distribuzione, vicino al Pd, alla nota Ong Medici senza frontiere (che il 31 luglio scorso non ha voluto firmare il codice di condotta del nostro Ministero dell’Interno) per «operazioni di ricerca, soccorso e assistenza medica nel Mediterraneo centrale». E, una volta in Italia, i “richiedenti asilo” saranno attesi da altre cooperative, che…

Ormai il confine tra (vera) solidarietà, sogni utopistici, disegni geopolitici e interessi economici è talmente labile da risultare quasi invisibile. Uno dei settori nei quali tale confusione appare davvero frastornante è quello dell’assistenza ai migranti. Consumatori e responsabilità. Il mensile dei soci Coop è il periodico che il colosso della grande distribuzione Coop Alleanza 3.0 invia a casa di tutte le persone associate (quasi 3 milioni).

Nel numero 3 dello scorso aprile, a p. 25, vi si poteva leggere l’articolo Nasce l’Olio per la Pace. Benissimo. Viva la pace, sebbene non se ne capisca il legame con un olio d’oliva. Questo è prodotto dalla Manfredi Barbera & Figli di Palermo in bottiglie del formato da 75 cl ed è «ricavato da una selezione dei migliori oli provenienti da Tunisia, Spagna, Grecia e Italia». Insomma, non si può certo parlare di puro olio extravergine italiano e più di un commentatore ha sollevato dubbi sulla qualità e l’igiene degli oli provenienti dall’estero. Ma non è di questo che vogliamo parlare. Per ogni bottiglia di tale olio venduta (a prezzo non irrisorio) nei mesi di aprile e maggio in tutti i 420 supermercati e ipermercati Coop, i produttori e la stessa Coop hanno versato all’organizzazione non governativa (Ong) Medici senza frontiere (Msf) 0,25 euro ciascuno, per un totale di 50 centesimi.

Per cosa? Si legge testualmente nell’articolo: «A sostegno delle operazioni di Msf di ricerca, soccorso e assistenza medica di migranti nel Mediterraneo centrale». Da tradurre: non sulla terra, ma nel mare immediatamente antistante la Libia. Con un po’ di retorica sul Mediterraneo, che è «sempre stato un mare di scambi e collaborazioni». Dunque, la Guerra di Troia e le Guerre puniche, le decine di invasioni della nostra penisola, i pirati barbareschi e Lepanto, la cruenta lotta per indipendenza combattuta dal popolo greco contro il dominio ottomano e la Guerra d’Algeria, sono invenzioni dei libri di Storia cattivisti. Del resto, è quasi superfluo ricordare che la Coop è vicina al Partito democratico, che, a sua volta, alla pari dei cespugli dell’estrema sinistra, è il partito più “accoglientista” del panorama nazionale nei confronti dei migranti.

La colonnina era firmata dalla giornalista siciliana Clelia Coppone (cui, peraltro, va la nostra solidarietà per le vicende esposte nella sua lettera aperta, che, tanto per essere chiari, non c’entrano nulla con quanto andiamo raccontando). Anche la versione on line del mensile della Coop dava la notizia in Tra Sicilia e Mediterraneo, un olio che aiuta la pace, a firma Massimo Cirri e Filippo Solibello. E pure in questo testo non mancava un po’ di retorica buonista sul simbolo della pace e della nonviolenza ripreso nel logo dell’etichetta dell’olio. E – ripetiamo – non si capisce cosa c’entri un olio con la pace. Una semplice operazione commerciale? Nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, oltre al generalizzato terrorismo “di matrice islamica”, vi sono conflitti (interni e ci auguriamo in via di risoluzione) in Libia e in Siria. Come potrebbe l’acquisto di un olio d’oliva aiutare un processo di pace in quei disgraziati paesi? E cosa c’entra la pace euromediterranea coi migranti che arrivano sulla sponda sud del Mare nostrum in prevalenza dall’Africa subsahariana?

Il destino “cinico e baro” ha però voluto che proprio nello stesso periodo della vendita dell’olio sia esploso il caso (e l’inchiesta della magistratura) sul comportamento delle Ong nel Mediterraneo. E l’indagine verte proprio sulle operazioni navali di ricerca, traghettamento e ingresso nei porti italiani di decine di migliaia di migranti, raccolti a poche miglia nautiche dalle coste libiche. C’è chi dice anche grazie a costanti collegamenti telefonici coi futuri richiedenti asilo. E qualcuno sostiene persino in sintonia con gli spietati trafficanti di esseri umani, che si arricchiscono sui disgraziati provenienti dal sud della Libia, già martoriati lungo tutto il percorso da altri criminali.

Tra le Ong più attive nelle “operazioni umanitarie” c’è proprio Msf. E cosa leggiamo sul suo sito? Guarda caso, le stesse parole della Coppone: «Per il terzo anno consecutivo siamo impegnati in operazioni di ricerca, soccorso e assistenza medica nel Mediterraneo centrale». Ma i medici devono assistere e curare i malati o traghettare migranti, per lo più in ottima salute? Nel Mediterraneo, a poche miglia dalla costa africana, Msf ha scelto di spostare migranti nella nostra penisola. E lo fa con una piccola flotta di navi (Dignity I, Bourbon Argos, Aquarius, Prudence…) che, forse, qualche costo lo avrà pure. E non piccolo.

E, una volta approdati sul suolo italico, chi fornirà assistenza, aiuto, ai richiedenti asilo? Lo stuolo di cooperative “sociali e solidali” (molte anche loro vicine al Pd), associazioni, enti religiosi, sorti come funghi in tutta Italia e finanziati da Stato e Unione europea (vedi A chi i profughi? A noi!). A questo punto il cerchio sembra chiudersi e gli 0,25 euro a bottiglia donati con tanta retorica (forse un po’ ipocrita) dalla Coop torneranno a casa. O quasi. Nei pressi. Del resto, l’Olio per la Pace non riecheggia, fonicamente, il fascista “oro alla patria”? E non ditelo a nessuno, ma lo scorso lunedì 31 luglio Medici senza Frontiere si è rifiutata di firmare il codice di condotta proposto dal nostro Ministero dell’Interno a tutte le Ong che traghettano migranti dalla Libia all’Italia, ponendosi così proprio fuori legge. Per completezza e dovere di cronaca, ecco la replica della Ong: Codice di condotta: perché Msf non ha firmato.
Rino Tripodi

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