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Referendum costituzionale: comunque vada, perderanno gli italiani

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Messaggio  Corrispondenti 29.11.16 1:03

Dall'Amico T. riceviamo questo interessantissimo scritto:

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Referendum costituzionale: comunque vada, perderanno gli italiani

La vittoria del sì o del no ha comunque tanti e tali risvolti negativi che, anche se qualcuno prevarrà, non saranno certamente i cittadini. Tuttavia, sulla scia dell’elezione di Trump…

Domenica 4 dicembre saremo chiamati a votare con un secco sì o no a un ampio e complicato pacchetto di cambiamenti istituzionali. Mente ha organizzato al riguardo a Bologna un incontro-dibattito (Cosa accadrà se vincerà il “sì” o il “no”?). Comunque, ci sembra già una “violenza” costringere il cittadino al “prendere o lasciare” l’intero involucro, magari senza neppure sapere cosa ci sia dentro. Una sorta di “pacco” alla napoletana.

I radicali italiani avevano appunto proposto di “spacchettare” il quesito in più parti, ma pare che ciò non sia stato possibile. Vedi pure il loro appello a Matteo Renzi e a Maria Elena Boschi per tutelare comunque le forme di democrazia diretta, anche con il riconoscimento della firma digitale (Referendum? Difendiamolo!). Dei vari cambiamenti della Costituzione, nel dettaglio, ci ha parlato in questo numero di LucidaMente Giuseppe Licandro, con Il referendum del 4 dicembre: “Sì” o “No”? A prescindere dai contenuti dei cambiamenti proposti, crediamo che Renzi abbia commesso due imperdonabili errori. Il primo è stato quello di aver tentato la spallata dell’“uomo forte”, senza prima aver provato a modificare la Costituzione tutti assieme in Parlamento, grazie alla maggioranza qualificata di deputati e senatori, cioè dei legittimi rappresentanti dei cittadini. Così agendo, avrebbe evitato un referendum divisivo, del quale l’Italia non ha certo bisogno, specie nella situazione attuale.

Una Costituzione rappresenta la legge delle leggi, il motore ordinatore di una nazione, nella quale tutti devono riconoscersi. È come stabilire le regole del gioco. Quando eravamo ragazzi, negli aridi campetti di periferia, prima di iniziare a giocare la partita di calcio, si stabilivano insieme le regole comuni, che poi tutti dovevano rispettare. Il secondo sbaglio dell’attuale presidente del Consiglio è stato quello di operare con arroganza, ponendo l’esito del referendum come un vero e proprio assoluto “giudizio di dio” sulla sua complessiva leadership. Sarà ancora pur in voga il detto mussoliniano «molti nemici, molto onore», tuttavia in democrazia così si perdono referendum ed elezioni.

Inoltre, vorremmo esprimere una nostra brutta, pessimistica, impressione. Qualunque sarà l’esito del referendum, sarà una sconfitta per i cittadini italiani. Se vince il “sì”, anche se di poco, Renzi canterà vittoria e si sentirà legittimato e autorizzato nel proseguire col proprio arrogante governo, facendo piazza pulita anche dei suoi oppositori interni al Partito democratico. Con lui gioiranno i poteri forti che hanno sostenuto il “sì”, anzi hanno sponsorizzato le cosiddette riforme costituzionali. Da quelli nazionali, quali Confindustria e banche, a quelli internazionali, a cominciare dalla trojka Ce-Bce-Fmi, per finire con quelli più occulti (JP Morgan?, Goldman Sachs?, George Soros?, Trilaterale?, Gruppo Bilderberg?, Istituto Aspen?). Temiamo un deficit di democrazia, di stato sociale, di diritti dei cittadini più deboli.

Qualora vincesse il “no”, magari per una sommatoria caotica di avversari di Renzi e di chi, comunque, lo ha in antipatia, avremmo uguale e contraria insolenza da parte delle opposizioni parlamentari e, soprattutto – vedrete – quei succitati “poteri forti” la faranno pagare a tutta l’Italia per non essersi piegata al volere della globalizzazione neoliberista, alla dismissione del welfare state e della democrazia nelle sue forme più partecipative e trasparenti. La già fragile economia della penisola non si riprenderà, saremo sottoposti a ulteriori ricatti (già l’ormai fatale spread sta risalendo…) e si potrebbero persino aprire scenari paraellenici. In entrambi i casi, insomma, perderà il popolo. E i terremoti che da anni stanno devastando l’Italia, con una anomala frequenza, sembrano simboleggiare le disgrazie che la nostra disperata patria sta subendo una dietro l’altra: miseria economica, mediocrità politica, immigrazione selvaggia, umiliazioni da parte dell’Unione europea… Povero popolo, ripetiamo…

Popolo che non ne può più, come, dopo la Brexit, ha dimostrato il sorprendente – fino a un certo punto – esito delle elezioni presidenziali statunitensi. In Lo scossone Trump: cosa cambia a livello globale, dalla sicurezza agli investimenti e nel nostro Trump’s triumph, nessuna sorpresa, troverete qualche riflessione sull’elezione del neopresidente americano e sui potentati radical chic sempre più lontani dal mondo reale. In qualche modo vi è connesso l’esordio – sulla nostra rivista – di Vincenzo Viviani, che ci ha parlato di Quel contestato premio a Bob Dylan… e le presidenziali americane. Altri tre articoli sembrano in apparenza lontani dal “caso Trump”, ma sono in qualche modo collegati al sommovimento statunitense. Infatti, tra le cause della sconfitta di Hillary Clinton, c’è la tirannica cecità del politically correct.

Ne parliamo noi stessi recensendo L’antirazzismo come terrore letterario (in Italia edito di recente dalla encomiabile Liberilibri), pamphlet di uno scrittore francese estromesso dalla casa editrice Gallimard a causa delle proprie posizioni contro il pensiero unico globale e l’indifferenziazione di uomini e culture (Pensiero libero? Richard Millet, sei un razzista!). L’insopportabile “discriminazione positiva” verso il sesso femminile è stata evidenziata da Lucilio Santoni nel suo commento al recente libro del giornalista Aldo Cazzullo, edito da Feltrinelli: una pubblicazione non solo ruffiana, ma priva di seri contenuti («Le donne erediteranno la terra»? E la Terra?).

Torna Leonardo Maria Wagner a denunciare le ipocrisie che agevolano i trafficanti di esseri umani, con I falsi luoghi comuni buonisti. Parte 2: “Non distinguere tra immigrati regolari e clandestini”. Problematiche italiane. Christian Corsi ha detto la sua sul sistema delle coop, un’attività economica che, ingarbugliatasi in giochi di potere, sfrutta solo l’antica suggestione di un modello e di valori dai quali si è molto discostata (Cooperative, un successo viziato). Abbiamo ospitato un contributo della dottoressa Vincenza Palmieri, che denuncia i guasti causati dalla pratica sempre più smodata del trattamento sanitario obbligatorio (Minori e Tso in Italia: i ragazzi che saltano sui tetti). Una curiosità sui Mezzi di trasporto: quali sono quelli più utilizzati dagli italiani?

In ambito strettamente culturale, abbiamo segnalato la mostra Una luce senza ombre che il Museo d’arte della Svizzera italiana dedicata al pittore lombardo Antonio Calderara, dal divisionismo all’astrattismo (Lugano, fino al 22 gennaio 2017), il docufilm The music of strangers di Morgan Neville (Alessandra Darchini, La melodia che unisce i cuori) e due recenti, originalissime, uscite musicali: Italian masters, disco in vinile (Cinedelic Records) contenente sorprendenti e innovative reintepretazioni di brani di celebri compositori quali Ennio Morricone, Armando Trovajoli e Piero Umiliani (Junkfood & Enrico Gabrielli: film, colonne sonore, jazz), e Djelibit, coprodotto da XXXV Label e Irma Records, un progetto unico e affascinante, fruibile e intrigante, che contamina e unisce alla perfezione diverse sonorità (Baba Sissoko, Nicodemo, Lilies on Mars: la fusione di tre ispirazioni musicali). Infine, Emanuela Susmel ci ha rivelato La verità sugli occhi magnetici del Duca Bianco, ovvero l’indimenticabile David Bowie.
Rino Tripodi

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