Catalogna, quando le ragioni della Storia non sono razionali
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Catalogna, quando le ragioni della Storia non sono razionali
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Catalogna, quando le ragioni della Storia non sono razionali
Mentre stiamo scrivendo queste brevi note, non possiamo conoscere l’esito finale della vicenda Catalogna-Spagna. Ipotizziamo un lungo tira e molla per poi giungere a una soluzione di compromesso che salvi la faccia a entrambi i contendenti.
Al di là di tutto, però, il fatto più interessante della vicenda è che, come (quasi) sempre nella Storia, sentimenti, passioni, identitarismo, spirito di appartenenza, occupano un posto importante, che travalica i meri calcoli (pratici, economici, realistici) e le ragioni della ragione. Di recente è successo con il Brexit, con l’elezione di Donald Trump, con lo stesso no al referendum sulla cosiddetta riforma Boschi-Renzi. I cittadini, il tanto vituperato “popolo”, hanno ancora dentro di sé delle energie ataviche e pure. I catalani, i gallesi, gli scozzesi, i bretoni, i russi di Crimea, i fiamminghi, i valloni… In Italia, persino cittadine limitrofe e i diversi quartieri della stessa città. Il cristianesimo, le classi sociali, i mestieri, le tradizioni, il cibo locale, l’arte, la musica… Resistono nonostante il potente piano globale di indifferenziare popoli, culture, religioni, lingue, persone, prodotti alimentari, sessi.
La gente comune avverte, sente, percepisce, a volte anche senza “comprendere”, l’avanzata dell’orrendo Moloch, costituito dal capitalismo finanziario, dai poteri sovranazionali come l’Onu e i suoi addentellati, dall’Unione europea, dai potentati dei petrodollari islamici, dal pensiero unico politicamente corretto postsessantottino e dalla connessa macchina dei mass media, dai guru della telematica postumana, da un Vaticano terzomondista. E, appena può, reagisce. Così, si arriva al paradosso (che non è affatto tale, se non per le “anime belle”) che i populisti e i sovranisti, brutti, sporchi e cattivi, appena escono fuori dal coro amorfo, subiscono la violenza del potere “democratico”, buonista e solidale. Manganellate e anche peggio. E, allora, chi sono i cattivi?
Nei due numeri di settembre e ottobre di LucidaMente, abbiamo difatti segnalato una serie di libri che denunciano l’atroce inganno della globalizzazione e del nuovo ordine mondiale: I padroni del caos (Liberilibri) nel quale il docente universitario triestino Renato Cristin spiega la grande macchina globalista; Pensare altrimenti (Einaudi), con Diego Fusaro: la rivolta contro l’ordine economico mondiale; Un quinquennio per nulla (Enrico Damiani Editore), con La Francia di Hollande sotto la lente di Éric Zemmour. Né, nell’anniversario della sua morte, potevamo dimenticare la prima persona che ha denunciato quello che si stava progettando: così, abbiamo letto Io e Oriana, di Magdi Cristiano Allam, edito da il Giornale (Oriana Fallaci, che brutto carattere!). In parte collegato alla tematica trattata è un pamphlet che denuncia che il mondo contemporaneo non ricerca più la bellezza, ma lo scandaloso e il “messaggio”: 100 anni di arte immonda di Angelo Crespi, edito sempre da il Giornale… (Arte di merda: le sette opere più schifose dal Novecento a oggi).
Tuttavia, nell’ambito della grande ipocrisia che accompagna la menzogna globalista, un vero articolo-denuncia è quello del nostro Orazio Francesco Lella, che si è infiltrato nell’ingranaggio della raccolta fondi delle “benefiche” Ong. E ha scoperto la verità sul lavoro e sul dramma sociale ed esistenziale dei procacciatori di donazioni “appaltati” a società a scopo di lucro: Ong, cosa si nasconde dietro la pettorina dei “dialogatori”. E, volendo, anche l’articolo “Food porn”: da dove nasce la mania di fotografare il cibo di Alessia Giorgi, sul “piacere” di mangiare secondo la pubblicità e le strategie per farci comprare, rientra negli smascheramenti delle trappole della contemporaneità.
La Giorgi ha prodotto altri due interessanti articoli, di argomento scientifico: Fukushima sei anni dopo. La lenta ripresa dopo il disastro nucleare (ancora altissimi i livelli di radioattività; in progettazione una squadra di robot che metterà in sicurezza la centrale) e La sonda Cassini ha concluso la propria missione (l’orbiter si è tuffato nei cieli di Saturno, il pianeta che studiava da tredici anni; rivoluzionarie le sue scoperte sui satelliti Encelado e Titano). Sara Spimpolo in Dislessia: un disturbo ancora incompreso, ci ha parlato dei pregiudizi sbagliati da abbattere e dei disagi dei pazienti da capire, col sito Dsxiyela che fa provare in prima persona cosa significhi essere dislessici. Per ultima, ma non per importanza, evidenziamo la bella intervista di Dora Anna Rocca a uno dei più famosi gruppi musicali italiani: I Ricchi e Poveri compiono cinquant’anni. Buone letture.
Rino Tripodi
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Catalogna, quando le ragioni della Storia non sono razionali
Mentre stiamo scrivendo queste brevi note, non possiamo conoscere l’esito finale della vicenda Catalogna-Spagna. Ipotizziamo un lungo tira e molla per poi giungere a una soluzione di compromesso che salvi la faccia a entrambi i contendenti.
Al di là di tutto, però, il fatto più interessante della vicenda è che, come (quasi) sempre nella Storia, sentimenti, passioni, identitarismo, spirito di appartenenza, occupano un posto importante, che travalica i meri calcoli (pratici, economici, realistici) e le ragioni della ragione. Di recente è successo con il Brexit, con l’elezione di Donald Trump, con lo stesso no al referendum sulla cosiddetta riforma Boschi-Renzi. I cittadini, il tanto vituperato “popolo”, hanno ancora dentro di sé delle energie ataviche e pure. I catalani, i gallesi, gli scozzesi, i bretoni, i russi di Crimea, i fiamminghi, i valloni… In Italia, persino cittadine limitrofe e i diversi quartieri della stessa città. Il cristianesimo, le classi sociali, i mestieri, le tradizioni, il cibo locale, l’arte, la musica… Resistono nonostante il potente piano globale di indifferenziare popoli, culture, religioni, lingue, persone, prodotti alimentari, sessi.
La gente comune avverte, sente, percepisce, a volte anche senza “comprendere”, l’avanzata dell’orrendo Moloch, costituito dal capitalismo finanziario, dai poteri sovranazionali come l’Onu e i suoi addentellati, dall’Unione europea, dai potentati dei petrodollari islamici, dal pensiero unico politicamente corretto postsessantottino e dalla connessa macchina dei mass media, dai guru della telematica postumana, da un Vaticano terzomondista. E, appena può, reagisce. Così, si arriva al paradosso (che non è affatto tale, se non per le “anime belle”) che i populisti e i sovranisti, brutti, sporchi e cattivi, appena escono fuori dal coro amorfo, subiscono la violenza del potere “democratico”, buonista e solidale. Manganellate e anche peggio. E, allora, chi sono i cattivi?
Nei due numeri di settembre e ottobre di LucidaMente, abbiamo difatti segnalato una serie di libri che denunciano l’atroce inganno della globalizzazione e del nuovo ordine mondiale: I padroni del caos (Liberilibri) nel quale il docente universitario triestino Renato Cristin spiega la grande macchina globalista; Pensare altrimenti (Einaudi), con Diego Fusaro: la rivolta contro l’ordine economico mondiale; Un quinquennio per nulla (Enrico Damiani Editore), con La Francia di Hollande sotto la lente di Éric Zemmour. Né, nell’anniversario della sua morte, potevamo dimenticare la prima persona che ha denunciato quello che si stava progettando: così, abbiamo letto Io e Oriana, di Magdi Cristiano Allam, edito da il Giornale (Oriana Fallaci, che brutto carattere!). In parte collegato alla tematica trattata è un pamphlet che denuncia che il mondo contemporaneo non ricerca più la bellezza, ma lo scandaloso e il “messaggio”: 100 anni di arte immonda di Angelo Crespi, edito sempre da il Giornale… (Arte di merda: le sette opere più schifose dal Novecento a oggi).
Tuttavia, nell’ambito della grande ipocrisia che accompagna la menzogna globalista, un vero articolo-denuncia è quello del nostro Orazio Francesco Lella, che si è infiltrato nell’ingranaggio della raccolta fondi delle “benefiche” Ong. E ha scoperto la verità sul lavoro e sul dramma sociale ed esistenziale dei procacciatori di donazioni “appaltati” a società a scopo di lucro: Ong, cosa si nasconde dietro la pettorina dei “dialogatori”. E, volendo, anche l’articolo “Food porn”: da dove nasce la mania di fotografare il cibo di Alessia Giorgi, sul “piacere” di mangiare secondo la pubblicità e le strategie per farci comprare, rientra negli smascheramenti delle trappole della contemporaneità.
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Rino Tripodi
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