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Messaggio  Corrispondenti 10.02.18 0:46

Riceviamo un altro ottimo articolo per evidenziare il pensiero femminile alternativo

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Donne controcorrente
Dalle scomparse Fallaci, Hack, Levi Montalcini e Magli a Bat Ye’Or, Le Pen, Benedettelli, Brambilla, Chirico, Di Salvo… Libere, soprattutto dalle convenzioni e dal politicamente corretto

Che spesso le donne, più degli uomini, quando sono realmente convinte di una propria posizione, siano testarde, coraggiose, tenaci, ostinate, accanite, senza ipocrisie né mezzi termini, è indiscutibile. In questo nostro articolo vogliamo ricordarne alcune che, indipendentemente dalla collocazione ideale e politica, scomparse o viventi, hanno dimostrato e dimostrano, oltre che intelligenza, anticonformismo, caparbietà, spirito libero… soprattutto dal totalitarismo del politicamente corretto, vera piaga dei nostri tempi, oltre che da ataviche convenzioni e pregiudizi. L’elenco è, ovviamente, incompleto e discutibile.

Tralasciando, per manifesta superiorità (anche sui maschi), Rita Levi Montalcini, la “madre” di tutte le “ribelli” è stata, senza ombra di dubbio, la giornalista-scrittrice fiorentina Oriana Fallaci. Ne abbiamo parlato a lungo su LucidaMente (ad esempio, in Cara Oriana Fallaci… Lettera a un animo mai domo; Fallaci, dieci anni dopo; Oriana Fallaci, che brutto carattere!). Mai catalogabile, coraggiosa a rischio della propria vita, divenuta invisa alle belle anime di sinistra quando, per prima o quasi, denunciò l’invasione e la barbarie islamiche. Altra fiorentina, l’astrofisica Margherita Hack. Anticonformista, anche nel modo di presentarsi, atea senza peli sulla lingua, lucida fino alla fine (vedi Siamo fatti di stelle). Era invece romana l’antropologa Ida Magli, la cui ultima parte della vita è stata dedicata alla difesa della cultura italiana dalla idiota globalizzazione e conseguente uniformità di tutto (vedi sulla nostra rivista Ida Magli, a un anno dalla morte. 3: Difendere l’Italia e link collegati).

Passiamo alle viventi. Quanto a denuncia dell’islamizzazione prossima ventura del Vecchio continente, fa da pendant alla Fallaci la saggista ebrea Bat Ye’or. Pseudonimo di Gisèle Littman, nasce in Egitto, ma è costretta a espatriare nel Regno Unito, di cui ha acquisito la cittadinanza. Eurabia e dhimmitudine (discriminazione dei non musulmani nei regimi islamici) sono alcuni dei concetti che l’hanno resa celebre.

Altre tre donne straniere sono riuscite non solo a rompere il muro che impediva alle donne di essere leader di movimenti “di destra”. Inoltre, hanno condotto i loro partiti su posizioni più moderne, non tradizionaliste o bigotte (al contrario della nostra pur combattiva romanaccia Giorgia Meloni), sdoganando argomenti prima tabù come gay, unioni civili, eutanasia, classe operaia. Stiamo parlando della francese Marine Le Pen, che è stata simbolicamente capace di “uccidere il padre-padrone” del Front national, il genitore Jean-Marie, e delle tedesche di Alternative für Deutschland Frauke Petry (ora ex) e Alice Weidel (gay, convivente con lesbica di origini singalesi, con due figli). Tra le altre politiche italiane, nobile e intelligente la battaglia animalista della lecchese Michela Vittoria Brambilla (già ministro per il Turismo nel IV Governo Berlusconi), che col proprio movimento politico sta cercando di coagulare quei milioni di elettori non di sinistra che amano gli animali domestici.

Soprattutto nell’Italia buonista e cattocomunista si pensa di più ai carnefici che alle vittime; si tutela più Caino che Abele. La scrittrice e autrice televisiva riminese Barbara Benedettelli ha posto la questione dei parenti delle vittime, degli omicidi stradali, delle violenze domestiche e molto altro. Ad esempio, è stata la prima ‒ e crediamo unica ‒ donna a occuparsi dei maschicidi [vedi Uomini maltrattati (da donne)], anche con il suo recente 50 Sfumature di violenza. Femminicidio e maschicidio in Italia (Cairo Editore).

Un’altra “Barbara”, l’avvocatessa romana Di Salvo, ha avuto il coraggio di andare controcorrente scrivendo sui benefici che l’egoismo reca alla collettività (e sui mali del buonismo; vedi Ama te stesso almeno come ami gli altri). E concludiamo con la più provocatoria di tutte, se non altro per il titolo del suo libro più famoso (Siamo tutti puttane. Contro la dittatura del politicamente corretto, edito da Marsilio): la giornalista Annalisa Chirico (sempre pubblicato da Marsilio, il suo più recente lavoro è Fino a prova contraria. Tra gogna e impunità. L’Italia della giustizia sommaria). Siamo tutte puttane è un inno alla libertà sessuale e all’edonismo (La Conclusione del libro s’intitola Che il piacere sia con voi), nonché una severa critica della misandria e del bigottismo delle femministe più oltranziste e deliranti. E, soprattutto, come da sottotitolo, il disvelamento dell’ipocrisia e della celata, e quindi tanto più infida violenza del politically correct e della dittatura dell’indistinto.

Poco vittimismo buonista sul mondo del sesso a pagamento: «Lo sfruttamento esiste, guai a negarlo, ma la prostituzione non è sfruttamento. La maggior parte dei professionisti del sesso tiene sotto controllo ogni istante dell’incontro erotico e non fa niente contro la propria volontà». Insomma, contro tutti i bacchettoni, vecchi e nuovi, clericali e laici, di destra e di sinistra, perché «la bellezza […] è parte integrante della vita, irrinunciabile come il sesso, indispensabile come l’aria».
Rino Tripodi

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